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19 Aprile 2024 Elimina data

19 Maggio 2024 Elimina data

Come aprire una casa famiglia – comunità  alloggio per anziani

Secondo gli esperti mondiali di politiche demografiche, nel 2050 per ciascun bambino si conteranno quasi quattro bisnonni. L’invecchiamento complessivo della popolazione è ogni giorno più tangibile, soprattutto in Italia, dove gli over 65 sono sempre più numerosi e sempre più bisognosi della compagnia, delle cure e dell’assistenza che la famiglia moderna non sa più garantire.

Le misure prese dalle istituzioni pubbliche non sembrano essere sufficienti, quindi si stanno diffondendo sempre di più strutture private per offrire soluzioni innovative. È in questo contesto che si sono sviluppati nuovi tipi di strutture residenziali dedicate ad anziani autosufficienti o parzialmente tali: la casa famiglia e la comunità alloggio.

Non si tratta di ricoveri o case di riposo, poiché in queste strutture il numero di ospiti è limitato e l’atmosfera che si respira è del tutto domestica e familiare. Grazie all’ausilio di collaboratori socio-sanitari e alle convenzioni con il personale medico, gli ospiti della casa famiglia possono mantenere i loro affetti e le loro abitudini e, anzi, hanno la possibilità di mantenere attiva la loro vita relazionale, incrementando i propri interessi con attività culturali e ricreative appositamente studiate.

In genere, le strutture assistenziali rivolte agli anziani sono piuttosto difficili da identificare, poiché ve ne sono di molte tipologie diverse. La classificazione più semplice e immediata è quella che le suddivide in Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) e in Residenze Assistenziali (RA).

La prima categoria comprende quelle strutture che prevedono un livello medio di assistenza sanitaria, vale a dire medica, infermieristica e riabilitativa, integrato da un livello alto di assistenza tutelare e alberghiera. Esse sono rivolte ad anziani in condizioni di non autosufficienza, anche parziale, e non assistibili a domicilio. Sono comprese nelle RSA le case di riposo e le case protette.

Le RA, invece, sono rivolte ad anziani totalmente o parzialmente autosufficienti, non bisognosi di assistenza sanitaria specifica e continua. Le prestazioni di medicina generale, attività infermieristiche e riabilitative possono essere assicurate direttamente all’interno della struttura o dai servizi sanitari distrettuali, secondo la tipologia specifica di RA. Questa categoria comprende le case famiglia e le comunità alloggio.

Le case famiglia e le comunità alloggio, rivolte ad anziani autosufficienti o parzialmente autosufficienti, si collocano all’interno della seconda categoria. Entrambe sono strutture destinate all’accoglienza di una comunità di tipo famigliare, con sede nelle civili abitazioni. Nello specifico, le case famiglia, sorte tra l’inizio degli anni sessanta e la fine degli anni settanta del XX secolo, sono nate in principio per ospitare minorenni e disabili, e in seguito si sono allargate anche ad adulti con difficoltà e anziani. La storia delle comunità alloggio è invece più difficile da tracciare, ma le due evoluzioni possono considerarsi strettamente intrecciate.

Le differenze sostanziali tra le due strutture sono il numero massimo di ospiti, 6 per le case famiglia e 12 per le comunità alloggio, e la presenza di un servizio sanitario e medico solo nelle comunità alloggio e non nelle case famiglia. L’obiettivo di entrambe è quello di inserire gli anziani che necessitano di assistenza, o semplicemente non vogliono vivere in solitudine, in un luogo sereno dove passare delle giornate piacevoli, simile all’ambiente tipicamente famigliare cui sono abituati. Anche le attrezzature, gli arredi e i servizi offerti devono essere finalizzati a ricreare un ambiente il più possibile domestico.

La tipologia di clientela di queste strutture è costituita da persone anziane di entrambi i sessi, autosufficienti o parzialmente autosufficienti, dai sessantacinque anni di età in su. La loro permanenza può essere temporanea o definitiva.

Gli spazi di mercato per questa attività possono essere, nel complesso, piuttosto buoni, poiché in Italia la percentuale di popolazione costituita da persone over 65 è molto rilevante e destinata a crescere ancora. Inoltre, le strutture assistenziali pubbliche e private dedicate a questa fascia di abitanti non sembrano essere numericamente sufficienti a coprire l’intera domanda.

Prima di avviare l’attività è fondamentale verificare se, nella zona in cui si vuole aprire la casa famiglia/comunità alloggio, siano presenti altre attività che per servizi o per tipologia possono essere considerate concorrenti temibili. In questo caso, sarebbe utile diversificare i servizi previsti e puntare sulla professionalità degli operatori che lavorano all’interno e sulla qualità, la cura e la pulizia della struttura.

Inoltre, per avere buone possibilità di successo, si dovrebbe compiere una scelta oculata sulla localizzazione della casa famiglia/comunità alloggio. Infatti, si dovrebbe scegliere un’abitazione inserita nel contesto urbano, vicina ai negozi e servita dai mezzi pubblici. La casa famiglia/comunità alloggio dovrebbe essere avviata all’interno di un’abitazione civile, arredata in maniera semplice e accogliente, e dotata di tutte le attrezzature necessarie, secondo le necessità dei singoli ospiti e secondo i servizi previsti.

Per avviare una casa famiglia/comunità alloggio per anziani non sono necessari requisiti particolari, anche se può rivelarsi utile possedere competenze, conoscenze e passione inerenti il tema sociale. È necessario, per contro, che il personale impiegato nella casa famiglia/comunità alloggio possegga le qualifiche necessarie previste dalle normative regionali e comunali del territorio in cui si avvia l’attività. Ad esempio, gli operatori socio-assistenziali (OSS) e gli ausiliari ASA, OSA ecc., per poter essere abilitati all’esercizio della professione, devono aver frequentato e superato con esito positivo un corso di formazione professionale organizzato dalle singole Regioni.

Gli investimenti e i costi necessari per avviare una casa famiglia/comunità alloggio dipendono, in primo luogo, dal numero di anziani che si ha intenzione di ospitare e dalla tipologia di servizi che si prevede di offrire loro. Per ovviare in parte a queste spese è possibile affiliarsi ad una catena di franchising che si occupa di questo settore, per beneficiare di un know-how già testato e dell’affiancamento costante da parte del franchisor.

Concludendo, avviare una casa famiglia/comunità alloggio per anziani può offrire dei buoni margini di guadagno, poiché si tratta di un’attività che risponde ad un’importante necessità, non pienamente soddisfatta sul territorio nazionale. Per avviare quest’attività non è necessario possedere particolari requisiti e la clientela potenziale è ampia e ben distribuita. Lavorare a contatto con la terza età, infine, permette di sentirsi utili socialmente e di svolgere un’attività che può dare un grande appagamento.

Aprire una casa famiglia – comunità alloggio, nella propria abitazione e con pochi semplici accorgimenti strutturali, è un business di successo e socialmente utile.  

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