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20 Aprile 2024 Elimina data

20 Maggio 2024 Elimina data

Come avviare un orto Km 0

La riscoperta dell’agricoltura tradizionale e la passione per i prodotti genuini, coltivati vicino a casa, stanno coinvolgendo tutto il globo. Non è un mistero che siano sempre di più gli aspiranti imprenditori che vedono nell’orto Km 0 la possibilità di ottenere un buon reddito. Sono, infatti, in sensibile aumento i consumatori che vorrebbero ricevere con un semplice click verdura fresca di stagione direttamente a casa propria o passare una giornata diversa e “fare spese” nei campi, portando da casa i contenitori eco-sostenibili in cui stipare tante varietà di ortaggi freschi.

Come avviare un orto Km 0

Per rispondere a questa domanda sempre crescente è possibile avviare un’attività che, pur nella tradizione, risulta innovativa, e trasformare il proprio terreno nel luogo di punta di una filiera corta del mercato locale. Gli investimenti per l’avvio di un orto Km 0 possono non essere elevati e l’appezzamento di terreno iniziale può anche essere di piccole dimensioni. Con il tempo, con l’acquisizione di nuove tecniche e di una maggiore dimestichezza, si potrà aumentare la produzione, avendo nel frattempo testato le preferenze del mercato locale. Si potrà scegliere inoltre di integrare all’orto un piccolo laboratorio per la trasformazione così da offrire, in ogni stagione, conserve di ortaggi, verdure essiccate e tanti altri prodotti, vendibili ad un mercato potenzialmente nazionale grazie all’e-commerce. Il sapore della tradizione e un’idea d’impresa ecologica e salutista, in una chiave molto moderna, sono gli ingredienti che fanno dell’orto Km 0 un business innovativo e potenzialmente di successo.

Il successo degli orti Km0 è giustificato dal fatto che, negli ultimi anni, il settore agricolo è stato caratterizzato da modalità di produzione di tipo sempre più industriale. Il risultato è che i prodotti agricoli hanno via via ridotto il loro legame con i luoghi di produzione e i mercati locali di riferimento.

Così facendo, le modalità di coltivazione sono diventate esportabili ovunque e non sono più vincolate ad un territorio. Si sono, inoltre, affermati modelli produttivi che premiano esclusivamente la capacità di offrire i prodotti agricoli a prezzi sempre più bassi. Per questo motivo, i produttori estensivi scelgono le materie prime sulla base di criteri strettamente economici e tendono a lasciare talvolta in secondo piano la qualità e il rispetto delle tradizioni. In tale contesto, cresce il numero dei consumatori che rivendicano il diritto di essere informati su ciò che mangiano e, soprattutto, di poter optare consapevolmente per un’alternativa.

Per il settore orticolo tradizionale urge così ripristinare e valorizzare le produzioni locali. Per sfuggire ad uno scenario che privilegia la standardizzazione delle coltivazioni e, di conseguenza, la scarsa qualità dei loro frutti, la scelta ricade sulla strategia di differenziazione dei prodotti.

Una prima reazione, spontanea, in questa direzione è consistita proprio nella diffusione degli orti famigliari a Km0, allestiti poco fuori dai centri urbani e negli spazi ovunque disponibili in campagna. In molti casi rappresentano iniziative a metà tra l’hobby e l’impresa, che accomunano una rinnovata passione per il mondo rurale e la voglia di lavorare all’aria aperta, fuggendo dallo stress cittadino. A ciò si aggiunge la possibilità di ricavare un reddito a volte integrativo e, in altri casi, tale da giustificare un impegno a tempo pieno.

Per quanto riguarda i prodotti denominati “a km 0”, il loro valore aumenta anche in virtù della loro natura ecosostenibile e fortemente ambientalista. Tutte le fasi del ciclo di vita di questi prodotti, dalla concimazione del terreno che li ospita alla vendita al consumatore finale, limitano o eliminano del tutto le attività dannose per l’ambiente. Per esempio, l’inquinamento provocato dai trasporti, gli imballaggi complessi, le sostanze per la conservazione ecc.

In linea con l’interesse crescente per l’ecologia, sono sempre più apprezzate le produzioni ortofrutticole certificate biologicamente. In questo modo, il messaggio di qualità risulta ancora più incisivo e promuove la conservazione e la tutela di un determinato territorio e dei suoi prodotti.

Queste considerazioni sono la principale ragione che ha spinto la più famosa sostenitrice degli orti cittadini ad avviare il suo progetto. Stiamo parlando di Michelle Obama e dell’iniziativa di allestire un orto nel vasto giardino della Casa Bianca, un’idea che la coppia presidenziale coltiva già dal 2009. Con grande determinazione, l’obiettivo della first lady americana è quello di promuovere non solo il consumo di verdura fresca nell’alimentazione americana, dilaniata dalle conseguenze di anni di fast-food e cibi ipercalorici, ma anche l’autosufficienza, per quanto possibile, dal punto di vista commerciale. L’orto di Michelle Obama è, in tutto e per tutto, un orto di “guerra”. L’autarchia produttiva deve servire da esempio affinché tutti gli americani capiscano di avere una chance contro un caro prezzi sempre più insostenibile e, soprattutto, la possibilità di ridiventare padroni della propria salute.Dagli States le buone possibilità per una diffusione capillare degli orti Km0 si estende anche alla nostra penisola.

La rapidità con cui l’idea ha preso piede, soprattutto sul web, è un chiaro segnale della rivoluzione che queste coltivazioni potranno realizzare nella cultura dell’alimentazione, ma anche nel commercio dei prodotti dell’orto, freschi o trasformati.

Dal punto di vista imprenditoriale, scommettere su questa attività consente, a chi è appassionato, di svolgere un’attività interessante, varia e salutare, adattabile alle proprie capacità e alle proprie esigenze di tempo. Non è necessario un terreno particolarmente ampio e le competenze agricole che servono possono essere acquisite grazie allo studio o, progressivamente, con l’esperienza.

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